Fra i funghi, il più frequente è la monilia, che produce sui frutti la caratteristica muffa a cerchio, bianco-azzurrognola. In primavera si manifesta sui rametti, verso l’apice, sotto forma di fessure longitudinali; poi i germogli, i boccioli e i frutticini si seccano. Si combatte raccogliendo in autunno e inverno i frutti “mummificati” rimasti appesi ai rami e quelli caduti a terra. In aprile, prima dell’apertura delle gemme, si trattano gli alberi con prodotti a base di bitertanolo o cyprodinil; il trattamento va ripetuto dopo la caduta dei petali e poi dopo l’allegagione.
La bolla è una malattia fungina tipica del pesco, ma può colpire anche il susino. Il fungo attacca gli apici dei rametti, deformando i germogli, le foglie, i fiori. Le foglie assumono un caratteristico aspetto a bolle, da cui deriva il nome della malattia. L’albero si debilita perché non riesce più a svolgere le sue funzioni vitali (a partire dalla fotosintesi clorofilliana), quindi la produzione di frutti cala, se non si interviene in difesa della pianta. Si tratta alla caduta delle foglie, in autunno, alla fine dell’inverno e appena prima dell’apertura dei fiori, con prodotti a base di ziram o dodina.
Tra i parassiti animali, sono pericolosi gli afidi, soprattutto perché veicolano il virus della temibile sharka. È una malattia virale – che colpisce le drupacee (pesco, albicocco, susino, ciliegio) – contro la quale non esistono rimedi se non l’estirpazione della pianta colpita. Dunque gli afidi vanno combattuti, anche nel frutteto familiare, per non propagare il contagio. Quando vedete gli insetti trattate con prodotti a base di imidacloprid oppure, se seguite i princìpi della coltivazione biologica, con azadiractina o piretro naturale.
Non trattate mai durante la fioritura: tutti i fitofarmaci (anche quelli ammessi in agricoltura biologica) sono dannosi per gli insetti impollinatori, come le api.