La papaya è una grande erbacea perenne a portamento arboreo, originaria dell’America centrale e del Messico del Sud. Presenta un grosso fusto cavo all’interno ed enormi foglie, lunghe anche 70 cm, palmate a 7 lobi. I fiori appaiono all’ascella delle foglie e sono seguiti, di norma solo negli individui femminili, da frutti simili a un melone, con buccia sottile di colore giallo-arancio striata di verde e abbondante polpa tenera, succosa, molto gradevole al palato.
Consigli di coltivazione
In clima congeniale, fruttifica e fiorisce tutto l’anno, per cui è possibile notare sulla pianta in ogni momento fiori e frutti, questi ultimi in diversi stadi di maturazione. Nel Sud dell’Italia, dove la pianta viene coltivata anche all’aperto, i frutti appaiono in inverno, ma per una fruttificazione ottimale la temperatura non deve abbassarsi al di sotto di 15 °C: temperature più rigide ed escursioni termiche fra notte e giorno molto forti determinano frutti meno belli e insipidi. Quando poi la colonnina di mercurio si avvicina allo zero, la vita della papaya è in serio pericolo. Le altre esigenze colturali sono minime. Vuole una buona irrigazione estiva, sebbene inferiore a quella riservata agli agrumi, e un terreno di media fertilità. Non ha bisogno di potature regolari, anche se accetta di buon grado le capitozzature a cui spesso è sottoposta per indurla a fruttificare di più, dato che dopo il terzo anno di solito la produzione di frutti cala notevolmente: la pianta ha crescita rapidissima, ma è poco longeva visto che muore naturalmente a 10-15 anni.
Da non dimenticare
Va trattata durante l’inverno come una pianta da frutto originaria di luoghi esotici: si ricovera in una stanza fresca, veranda, pianerottolo, cantina o soffitta luminose, dove la temperatura rimanga compresa fra 12 e 15 °C. Le annaffiature devono diradarsi, tanto più quanto più bassa è la temperatura.
